lunedì 27 febbraio 2012

Gli incidenti di percorso e i mantra

E anche il secondo esame è verbalizzato sullo statino. Un 25. E siccome ho speso 27 euro di stampe, non c'è nemmeno una perequazione. Che delusione.

L'esame di Urbanistica di stamattina è stato una delusione totale. Ci ho messo un sacco per fare il lavoro della parte applicativa, uno studio enorme sui tessuti urbani di Cagliari, fatto in accordo con il professore del laboratorio, 50 pagine di lavoro più 4 tavole in A2 (e 27 euro...), e il giorno dell'esame il professore del laboratorio non c'è. O meglio, se ne va dopo i primi 5, alla fine dell'esame di quello subito prima di me. E lì, come dire, dovevo capire che la sfiga era dietro l'angolo.
Ma io ero comunque tranquilla, perché ero convinta di aver fatto un buon lavoro, e comunque tutta la parte teorica, sia storica che applicativa, l'avevo studiata.
Da quel momento in poi, gli esami li avrebbe fatti l'anziano docente titolare del corso, quello che di solito tiene le lezioni teoriche a laboratori riuniti, e che è impossibile che a lezione ti veda in mezzo ad una folla, per capire che faccia hai.
Vabbé, mi siedo, e mi chiede dell'esecitazione: come è impostata, cosa ho fatto, che conclusioni ne ho tratto, un po' di notizie storiche della città e sue evoluzioni... 40 minuti di chiacchierata ininterrotta sul territorio cagliaritano. Qua e là qualche riflessione generica su aspetti tipo la densità dei tessuti urbani o sulla riqualificazione ambientale. Quando l'assistente del professore del laboratorio stava per farmi una domanda, il professore chiude l'esame facendomi alzare. Al che, ho pensato, vuol dire che è andato bene.

Attesa di mezz'ora, mentre interroga altri malcapitati come me. Poi mi fa: 25. E io, che proprio non me l'aspettavo, gli chiedo una spiegazione. Risposta: dovevi studiare di più, ma tanto è inutile, prenditi il 25 e considera che hai un esame in meno da dare. E inizia a compilare verbale e statino.

Non è tanto per il 25, che poi non so nemmeno se è così pessimo, è per la risposta stupida e ottusa alla mia richiesta di spiegazione, per come la vedo io, una totale mancanza di rispetto (cosa vuol dire è inutile? sono percaso stupida? e poi... un esame in meno da dare.... ma sarò io a dover decidere se mi va bene o meno!!!)
E, ovvio, con una risposta del genere, non puoi nemmeno provare a rifiutare: capace che la volta dopo ti metta ancora meno.

Forse non andava bene qualcosa sull'esercitazione o nell'esposizione? bastava forse fare domande, INTERROGARE, e non lasciar parlare a braccio, se poi le cose che si volevano sentire erano altre.
Forse era scocciato che quelli prima di me, alle sue domande non hanno risposto, e quindi ha pensato che era inutile farle, dando per scontato che la sua parte di programma nessuno di noi la conoscesse. 
Però l'elaborato dell'esercitazione lo ha tenuto, con la scusa di farlo vedere al professore del laboratorio.
O forse mi ha visto grande rispetto ai colleghi e ha pensato che stavo lì a regalare soldi alla facoltà da chissà quanti anni.

E così, nonostante la rabbia, ho il secondo esame sullo statino. Ogni tanto mi cade lo sguardo sul voto e mi ricominciano a girare le balle, ma poi penso che persone del genere, anche se in qualche modo sferzano colpi bassi all'autostima altrui, sono solo "incidenti di percorso" su una strada che io so essere quella giusta. Non mi interessa l'opinione degli altri, nemmeno se di un anziano professore. Se pensa che io sia una "scaldabanchi" (perché non legge questo blog ^_^ ), non me ne faccio un problema.

D'altronde, come dice Manu, non è che se camminando acciacchi una cacca, ti fermi e torni indietro. Continui a camminare al massimo strofinando la suola sull'erba. Fermarsi e tornare indietro sarebbe un'errore, perché la merda resta sempre là. Meglio farsene una ragione e tirare dritto per la propria strada.



E poi comunque il mio mantra è LA LAURA IL PRIMA POSSIBILE LA LAUREA IL PRIMA POSSIBILE LA LAURA IL PRIMA POSSIBILE LA LAUREA IL PRIMA POSSIBILE....... quindi animo! e sotto con le tavole di Progettazione.

PS
Qualcuno ha detto che "per ogni 25 rifiutato, c'è un 25 appioppato". Appena ribecco 'sto "nostradamus de noaltri", lo rivolto a pappine.

PPS
Sarà stato mica il sogno di stanotte, dove davo l'esame con un sostituto del mio professore e prendevo 25 (perché mica si possono rifiutare due 25 di seguito...) a portare sfiga???

mercoledì 22 febbraio 2012

Cose che fai anche se avevi promesso di non farle mai

.... tipo rifiutare un voto.

Ieri ho dato l'esame di Progettazione. Quello dell'asilo, per intenderci. Quello che tanto mi ha fatto preoccupare all'inizio del semestre, le mie notti insonni, la mia psicologia spiccia, il mio scarso allenamento a comporre (e la ruggine di 10 anni senza progettare, se si esclude casa mia e la cuccia dei gatti), la mia incapacità di lasciar trasparire dal progetto la mia personalità.

Insomma, alla fine questo asilo è venuto fuori, mi piace, e sono orgogliosa che sia un progetto originale, una cosa diversa rispetto a quelle dei colleghi, e che infondo è coerente con quello che volevo esprimere: la coesistenza armonica tra regola e trasgressione. Che per la psicologia spiccia è esattamente quello che sono io (o che credo di essere ^_^ )
Ho fatto quattro giorni di "chiusa", da sabato, e per due notti non ho nemmeno dormito, ma alla fine volevo dare quest'esame al primo appello, per due ragioni: la prima, che volevo "levarmelo dai piedi" il prima possibile, e lasciare l'ultima settimana per preparare urbanistica, e la seconda, perché se qualcosa fosse andato storto, avevo il secondo appello a disposizione, senza dover rimandare a giugno.
E allora, dopo una nottata sveglia a finire le tavole, con Autocad che si bloccava ogni mezz'ora (e conseguente ripasso di tutte le parolacce censite nella lingua italiana), a litigare con gli spessori delle penne, a sistemare le ultime cose che non andavano, e poi, alle cinque del mattino, iniziare a fare il plastico... alla fine, quando era già alba da un pezzo, drogata di caffè, sono andata in facoltà a dare questo benedetto esame. Che più che ad un esame di progettazione, mi sembrava di stare davanti al tribunale dell'inquisizione aspettando di sapere di che morte si deve morire. Anzi, nemmeno davanti, perché l'esame consiste nel consegnare gli elaborati e uscire dalla stanza, in attesa di essere richiamati per il verdetto finale. Così, dice il prof., impariamo a far parlare i progetti, impariamo che i buoni progetti devono sapersi raccontare da soli, senza bisogno delle spiegazioni del progettista.
- cosa che comunque ha una certa logica, e mi trova d'accordo, se non altro perché si evita l'effetto stridente che hanno le parole quando si cerca di dare una spiegazione pseudologica alle cazzate-

In ogni caso, sono arrivata in aula -ovviamente in ritardo- ho poggiato i  miei disegni sui tavoli, ho messo in bella mostra il plastico, e me ne sono uscita a farmi un cappuccino con doppio caffè, nell'attesa del risultato dell'esame.
Il prof e il suo fidato entourage si son presi un'ora buona per visionare, analizzare  giudicare i quattro progetti che c'erano... quando ci hanno richiamati in aula ho subito riguardato le mie tavole, e tra me e me ho pensato "ammazza quanto sono brutte!" e quindi, quando il professore ha detto che c'erano degli errori e che quindi non poteva darmi più di 25, io non mi sono minimamente scomposta: me lo aspettavo, anzi, mi aspettavo peggio. E quando mi ha detto che per lui potevo non prendermi quel voto, ma sistemare le cose e tornare al secondo appello, gli ho detto subito che il 25 non lo avrei accettato.

E pazienza se quando ho deciso di riprendere a studiare avevo promesso a me stessa e a tutti che, in onore del tempo breve che mi sono concessa per la laurea, non avrei mai rifiutato nessun voto.

Le parole dell'architetto Sancineto sono state fondamentali. Il progetto vale molto di più del 25 preso, e vale la pena sistemare le cose poche cose sbagliate o imprecise, per prendere un voto migliore.

okay... si vede un sacco che è fatto di notte.... lo devo rifare, secondo voi?


Anche se ciò vuol dire perdere altre notti di sonno per cercare di dare comunque Urbanistica, e fare tutte le cose in modo preciso e meticoloso per non lasciare che il professore possa appigliarsi a delle sbavature, e non darmi il voto che sento di meritare, e che mi hanno fatto capire che merito.

E quindi continuerò ancora per una settimana a "rompere le scatole" a Davide, l'assistente più giovane, che si merita non solo tutti i caffè promessi, ma pure la cena, per tutta la disponibilità, la gentilezza e la pazienza che ha, non solo con me, ma anche con tutti gli altri colleghi.
Romperò le scatole anche a Manuela, architetto fabbricatrice di orecchini portafortuna, che mi aiuterà con Autocad e i maledetti pennini, e a mio marito, che ormai non mi sente parlare d'altro da settimane.
Volevo rompere le scatole anche all'architetto Sancineto, mandandogli i disegni via mail, per avere un'opinione prima della stampa finale, ma (per sua fortuna) questa settimana è dall'altra parte del pianeta per lavoro, e non avrà tempo di leggere le mail.

E menomale che non ho promesso mai a nessuno di non rompere le scatole.

sabato 18 febbraio 2012

Il primo esame

E finalmente è arrivato.
Non come avevo preventivato (non sono mai stata troppo brava ad organizzarmi) e non quello che volevo dare per primo, ma è arrivato.

IL PRIMO ESAME, l'esame di Fisica Tecnica.

E credetemi, dare il primo esame di una avventura un po' "sui generis" come la mia, di venerdì 17, non è che mettesse tutta questa tranquillità addosso. Sapete com'è, non è vero ma ci credo. In più, mica c'ho pensato... e ho messo un maglione viola. Addio riti scaramantici, o forse il mio inconscio mi ha suggerito di stuzzicare la fortuna deridendola, un po' come i maccheroni che provocano l'Albertone nazionale.
Però gli orecchini di Manu, quelli si, erano un amuleto.

Certo, ci sarebbe da considerare che la fortuna c'entra poco in un esame universitario, e che forse la preparazione è la cosa che conta di più, ma ogni vero studente sa che la componente "lato B" è quella cosa che fa di una preparazione normale un esame eccellente, o un "è meglio se ritorna al prossimo appello". E più di tutti la fortuna è quella cosa che fa si che se la notte prima vai a dormire (alle 4) dimenticandoti di mettere la sveglia, alle sette uno sconosciuto fa suonare il tuo cellulare sbagliando numero, salvandoti provvidenzialmente dal "lisciare" l'appello. Ed è anche quella cosa che fa si che il mio alimentatore faccia accendere il computer del mio collega che sembrava defunto.
E' sempre quella cosa che fa si che il marito sia sveglio alle due del mattino e il tuo AutoCAD non me vuole sapere di aprire il file del collega, quando serve assolutamente estrarne il pdf, mentre il suo lo fa in un lampo, in diretta Skype, e che ci si accorga che le tavole d'esame sono stampate male (maledetti layer congelati), e non si leggono le tabelle, quando sei già in aula, ma hai il tempo di andare a farle ristampare.
La fortuna è quella cosa che fa si che ti trovi tra i primi della lista per l'esame, messa da non si sa chi, quando se ti fossi iscritta da sola (all'ora che sei arrivata in facoltà, dopo il traffico infernale sulla Colombo, e le stampe... quindi tardi, molto tardi) saresti stata praticamente ancora lì, tu, i tuoi colleghi, il prof. e la cena. E' quella cosa che fa si che il verbale dell'esame col tuo nome si scovi dopo affannose ricerche in segreteria, permettendoti di registrare l'esame, ed è quello che ti permette di riuscire anche fare anche l'ultima revisione per l'esame successivo.

Ed è anche, forse, quella cosa che ti fa prendere il primo 30 della nuova avventura.



PS
per Gabri: SABOTATOOOOOORIIIIIII!!!!!!!!!! :)))))

PPS
Poco fa ho saputo che mentre io davo il mio primo esame, un amico dava l'ultimo prima della Laurea. A volte le coincidenze portano fortuna, in barba al venerdì 17

mercoledì 1 febbraio 2012

I 30 anni e il panico da esame

.... che non c'è. Almeno per ora, quando mancano 13 giorni al primo (che può essere sia Geometria Descrittiva che Urbanistica, dato che per entrambi gli appelli sono il 13 e il 27, e io mi sono prenotata a tutti e due).

Oggi, studiando a casa di un collega per l'esame di Fisica Tecnica, è uscito l'argomento "panico da esame" e  mi è stato fatto notare che io sembro serena e pacifica mentre tutti gli altri tremano e si gonfiano d'ansia già da un po'.
A scatenare l'argomento è stata una scenetta degna del miglior Fantozzi d'annata: il fratello del mio collega, sbadatamente (ed evidentemente non facendolo apposta) scollega dalla rete elettrica il pc dove un altro collega stava lavorando tutta la mattina, e ovviamente non era venuto in mente a nessuno di "salvare"... risultato, tutto da rifare. Seguono scene di isteria e urla, e insulti da far rabbrividire (e sbellicare dalle risate).

E mentre a qualcuno iniziava quasi a scendere una lacrima, io tranquilla dico che infondo sono cose che capitano, e che non è il caso di farne un dramma. Mi hanno guardato come se fossi un'aliena, e mi hanno chiesto come facessi a stare calma e serafica nonostante lo stress e i quattro esami da dare in meno di un mese.
Per rispondere mi ci è voluto un po', ma credo che il "trucco" (se così si può chiamare) sia quello di pensare che studiare è un piacere, e che infondo i problemi della vita sono altri. Verrebbe da dirvi le bollette i casini sul lavoro perdere un genitore, ma a parte queste catastrofi, in genere, credo che non si debba cadere nella trappola dell'ansia per qualcosa che fondamentalmente si è scelto di fare.

Io ho scelto, e difeso con le unghie e con i denti, questo mio ritorno all'università, che mi voglio godere fino all'ultimo secondo, per cui vivrò l'adrenalina -che c'è, non lo nego- per gli esami, come un regalo, una sorta di "droga naturale" che lascia, ad oggi, solo buone sensazioni. Quando i ragazzi con cui studio mi chiedo se andrei in Erasmus, come se fosse un'esperienza imperdibile, io rispondo che sono già in Erasmus, e per di più per un anno e mezzo. E come ogni studente dovrebbe fare, nell'esperienza più esaltante della vita universitaria, non ci penso nemmeno un secondo a farmi rovinare questi "momenti di trascurabile felicità" dal panico pre-esami. Resto serena.

Almeno per ora.


E nel frattempo, per non farmi mancare niente, cambio pure casa. Domani, neve permettendo.
Quindi ne approfitto per ringraziare i miei coinquini Isaac e Valentina, sperando di non perderli di vista, perché è stato davvero un piacere vivere con loro.