mercoledì 4 luglio 2012

Caronte e gli alieni

... ovvero come trovare mille scuse ed ostacoli immaginari per non riuscire a studiare.

Sono 4 giorni che giro per casa in tenuta da spiaggia nella speranza di affrontare di petto (ehm... ) 'sto stronzo di Caronte che è venuto a rompere proprio in piena sessione estiva, ma né il bikini, né il ventilatore puntato perennemente in faccia, né i litri di acqua in frigo e nemmeno il gelato con i brownies riescono a salvarmi.
Appena tento di poggiare il culo sulla sedia per studiare mi viene l'irrefrenabile impulso di fare qualunque cosa pur di non stare lì, a fissare il libro o gli appunti di Meccanica. Quasi capisco Sara Tommasi quando dice che ad ordinargli la svolta porno della sua carriera sono stati gli alieni. I suo sono burloni, ed invece i miei sono ignoranti e molto molto cattivi. Ma tant'è, anche volendo fare a cambio, io non c'ho il fisico per il porno. E quindi i miei alieni si divertono a farmi girare a vuoto in casa, tra il bagno, il divano e il frigorifero, mentre tento di raccapezzarmi con linee elastiche e travi iperstatiche, e non c'è niente ma proprio niente da fare.
E ovviamente il caldo non aiuta. Il grado di concentrazione al di sopra dei 35° cala in maniera repentina, e quindi mi trovo a studiare di notte, combattendo il caldo con l'umidità che si respira nel terrazzo del 7° piano. E lo stesso farò stanotte, la famosa notte prima degli esami anche se non c'è Venditti a cantare, o quel figo di Vaporidis ad inginocchiarsi sui sampietrini per solidarietà amicale (si beh, non ci sono i selci sotto casa mia, e soprattutto perché Vaporidis dovrebbe inginocchiarsi qua sotto?). Si preannuncia quindi, come ormai mi sono abituata a fare, una notte in bianco, a cercare di rimettere ordine nelle idee (come sempre poche e molto confuse) per l'orale di domani, sperando di scucire almeno un 18, da tanto è il casino che ho in testa.

O magari mi prendono gli alieni, e mi portano su una spiaggia alle Fiji, chissà.


domenica 1 luglio 2012

4 mesi, un semestre e un compleanno

Scrivo oggi, quando sono passati 4 mesi, appunto dal mio ultimo post.
E oggi faccio 34 anni.

A chi mi ha chiesto, in tutto questo tempo, come mai non aggiornassi più il blog (e devo dire con stupore che sono stati parecchi), ho sempre risposto che me ne mancava il tempo; in parte è vero, ma in parte non l'ho più fatto perché ho smesso di pensare che la mia fosse una sorta di avventura straordinaria. 
Oggi invece mi sento più "anacronistica" che mai.
Non so come spiegarlo, ma è come se avessi due vite. Il che è perfettamente normale, se penso che ho una casa (e l'IMU da pagare) e un marito in Sardegna, e un lavoro che mi porta in giro per l'Italia, ed invece io mi ostino a vivere a Roma, studio, preparo esami, esco e mi circondo di ventenni esattamente come se io fossi una di loro.
Ma non lo sono. Faccio i conti con il fatto che sto percorrendo una strada impervia, fatta di sacrifici chiesti a persone che avrebbero solo bisogno che io smettessi di sognare, e tornassi coi piedi nella realtà.
Faccio i conti, stanotte, che oggi non avrò mio marito ad abbracciarmi, e a farmi gli auguri nel suo modo tenero e stralunato, come mi ha abituato da 16 anni a questa parte, e non ci sarà mia mamma a preparami la stessa torta per la 34esima volta.
Ma soprattutto, come negli ultimi due anni, mancherà mio padre, l'uomo per cui faccio tutto questo. E' la sua la mancanza più acuta, e restano solo vecchie foto e il ricordo sfumato della sua voce. Che però a chiare lettere, sempre, chiede questa laurea che ora sembra talmente vicina da poterla quasi toccare.

E quindi oggi, rieccomi nella capitale, dopo un mese di lavoro su e giù per l'Italia per cercare di non dimenticare chi sono e il lavoro che faccio, a soffrire per un caldo infernale e cercare la concentrazione per preparare gli esami di questo semestre.
Sembrava più semplice e tranquillo del precedente, 4 mesi fa quando ho scritto qui l'ultima volta, ed invece si è rivelato molto, molto complicato. Avere a che fare con una professoressa super impegnata in mille progetti e con un corso, quello di Costruzioni, per niente facile, ha imposto dei ritmi altissimi, che non sempre sono riuscita a conciliare, soprattutto con il mio lavoro, che per quanto abbia voluto mettere un po' in disparte, mi ha preso abbastanza tempo. C'è da dire poi che la bassa frequenza delle ultime revisioni e la mole del materiale da produrre per l'esame sono due ostacoli abbastanza difficili da superare, e tali da avermi fatto pensare più di una volta di desistere. Ma non lo farò (maledetta testa dura!) e cercherò di passare anche questo, a fine sessione. Prima però mi aspetta l'esame di Meccanica delle Strutture: fortunatamente ho passato lo scritto con gli esoneri ottenendo un ottimo punteggio di partenza, e ora, venerdì prossimo darò l'orale.
E questa volta, nessun ripensamento per nessun voto. Nessun rifiuto, lo prometto.
Ma l'esperienza migliore del semestre, come avevo previsto, è stata quella a studio da Sandro, un professionista tutto d'un pezzo, creativo ai limiti della genialità, ed estremamente disponibile ad insegnare pure alle teste dure come me. Una esperienza che, dopo anche questa infernale sessione d'esame, spero di poter continuare.

Per cui mi rimbocco le maniche, gomiti ben poggiati al tavolo, culo sulla sedia e occhi sui libri (e sul CAD!)

Voglio però spendere un altro paio di minuti per fare dei ringraziamenti, intanto... giusto perché ai compleanni viene sempre voglia di fare dei bilanci...
innanzitutto a mia mamma, mia nonna e a mio marito, senza i quali tutto questo non sarebbe possibile, e a Luca (il Turgatto) amico di una vita, che è l'unico capace di rimettermi al mondo con un solo, semplice sorriso quando tutto sembra nero pece. A Betta e Giorgio, che festeggeranno con me queste 34 candeline, nel (vano) tentativo di non farmi notare la differenza tra me e loro, e portandomi gli appunti di meccanica (a Giò un grazie doppio per avermi "salvato il culo" all'ultimo esonero). Ai colleghi Gù, Ilaria e Federica per il supporto indispensabile, sempre per Meccanica, e a Giordano e Lorenzo, miei fedeli compagni di strada per Costruzioni (e scusate se spesso sono stata una palla al piede). All'architetto Sancineto per quello che fin qui ho imparato e per quello che ancora avrà voglia di insegnarmi. A tutti i colleghi del Cantiere Navale, con la splendida Martina a capofila, che da un mese non riesco più a frequentare a causa del mio lavoro e dove spero di poter recuperare, nonostante il lavoro. E grazie ai "miei" sposini Andrea e Alessia, che mi fanno capire che in fondo fare la wedding designer non è poi così male, e che posso sempre continuare a farlo anche se diventerò un architetto.

E come sempre, grazie a mio papà.


domenica 4 marzo 2012

Considerazioni da primo semestre

A settembre, quando ho fatto il test d'ammissione, tutto quello che c'è stato in questi sei mesi, sembrava lontano ed etereo. Ed invece eccomi qui a tirare le somme di un primo semestre tutto sommato molto soddisfacente.
A numeri, ho dato 3 esami con un 30 in Fisica Tecnica, un 25 in Urbanistica e, ultimo, un 27 in Progettazione. All'inizio della sessione speravo di darne anche un quarto, ma alla fine ci ho rinunciato, perché probabilmente il mio fisico "da vecchietta" non avrebbe retto. Già così le notti in bianco sono state parecchie, figuriamoci con un altro esame da preparare. Però nella scelta di cosa lasciare a giugno ho pensato che fosse meglio lasciare l'esame con gli esoneri passati, perché così le cose da fare sarebbero state meno. E quindi Geometria Descrittiva passa alla sessione estiva.

Comunque, mentre dei primi due esami sapete tutto, del terzo, il cui esito è arrivato ieri (ma non avevo voglia di scrivere... troppo sonno arretrato, perdonatemi) non vi ho ancora detto nulla.
Innanzitutto il 27 è voto equo, e ci tengo a sottolinearlo. E' vero che è l'esame dove mi sono impegnata di più, dove ho perso notti a cercare di cavarne piede, non solo in vista dell'esame, ma anche durante le lezioni, ma mi rendo perfettamente conto che "la perfezione" del 30 era ancora molto molto lontana.
Autocad è ancora una selva oscura, e il sonno ha fatto si che mi dimenticassi completamente dei profili dei lucernari nella sezione della galleria centrale. O meglio, sezionato uno, gli altri erano diventati improvvisamente invisibili. Una svista terribile, e sufficientemente IDIOTA, direi. E quindi mi sono giocata il votone, ma pazienza.
Quello che resta, di questo esame che di sicuro è stato il più entusiasmante, è l'aver imparato che non bastano le idee, ci vogliono metodo e rigore (per dirla alla Sancineto), ma che comunque la strada migliore è quella di seguire le proprie convinzioni. Ho imparato che ad ogni problema c'è una soluzione, e che non c'è internet che tenga: riviste e libri in architettura sono strumenti fondamentali. E c'è sempre, per fortuna, chi ha risolto quel problema prima di te.
Per dirla tutta, e vi prego di non prendermi per scema, oggi, mentre non facevo niente, immersa nell'ozio pre secondo semestre, ho riaperto il CAD e mi sono messa a correggere le tavole dell'esame. Ho resistito un'ora prima di fermarmi e di ridermi addosso. Avrei voglia di continuare a lavorarci su questo asilo, nonostante le nottate insonni passate, voglia di migliorarne il progetto, di rifare il plastico (che onestamente fa schifo), di ridisegnare le tavole..... anche di ridare l'esame, ma tra due giorni ricominciano le lezioni, con nuovi corsi e nuovi progetti da fare. Che spero siano altrettanto formativi.
E poi resta l'onore di aver conosciuto persone come Davide, dalla gentilezza pressoché infinita, e l'Architetto Sancineto, professionista dal talento indiscutibile, e con grandi doti comunicative.  Che spero non si sia mai sentito offeso o sminuito dal mio esuberante dargli del tu, e dal mio temperamento, ammetto, sui generis. 
A fine corso, quando tutti se ne stavano per andare, gli ho chiesto se potevo andare ad imparare a studio da lui. Sono riuscita a strappargli un si, probabilmente per esasperazione. E questo, per me, vale più di un 30. D'altronde, il mio secondo nome è perseveranza, altresì detta fracassamento di maroni.



sabato 3 marzo 2012

I vecchi amici

Questo post non c'entra niente con l'università. O meglio, potrebbe anche c'entrare se consideriamo che gli amici, se abbiamo bisogno, ci sono sempre.

Sorridere quando vedi una persona dopo 25 anni. Individuare il volto nella folla di Piazza di Spagna non è stato difficile, perché viviamo nell'era di Facebook, dove le persone crescono in parallelo, e puoi sempre vedere quanto infierisce il tempo sulla faccia della tua compagna di classe del liceo; ma riconoscersi, riconoscere il sorriso del bimbo biondo con cui hai fatto l'asilo, in un uomo affascinante che ti disarma con un sorriso aperto e sincero, ecco, questo è difficile. Questo è raro. E chiacchierare per un'ora,  scoprirmi felice per la sua meravigliosa vita piena di successi, e capire che il valore delle persone è una cosa che sai che c'è anche quando si è piccoli. E dimenticarsi di immortalare almeno con il cellulare questo momento amarcord!

Avere voglia di biscotti fatti in casa, e trovare l'amica pronta a dirti che i biscotti si fanno la settimana prossima, la stessa amica che con te ha perso giorni per aiutarti per un esame, che ti insegna i trucchi per sopravvivere nel mondo infernale di Autocad, che ti salva le stampe in extremis, un'ora prima della consegna definitiva. Metà del voto è suo.

Ricevere un sms che ti chiede come è andato l'esame. Lo sai benissimo che non è solo un "come è andato l'esame" ma che dietro ci sta tutto lo stupore e la stima di chi, pur perplesso e titubante, non ti ha mai tolto l'appoggio e l'affetto, e che ora è felice per te. Che organizza le serate karaoke con terrificante musica revival e neomelodica perché arrivi, e ha voglia di passare tempo con te. Un amico che l'hai sempre saputo che è un amico, pure quando nemmeno lui lo sapeva.



E poi c'è un amico, colui che hai scelto per la vita. Un amico davvero speciale, bello, affidabile, onesto perfetto anche con i suoi mille difetti. Un amico che amo, e che per lo stesso amore mi lascia libera di essere qui, in un'altra città, ad inseguire un sogno strampalato. E che mi manca tantissimo.

lunedì 27 febbraio 2012

Gli incidenti di percorso e i mantra

E anche il secondo esame è verbalizzato sullo statino. Un 25. E siccome ho speso 27 euro di stampe, non c'è nemmeno una perequazione. Che delusione.

L'esame di Urbanistica di stamattina è stato una delusione totale. Ci ho messo un sacco per fare il lavoro della parte applicativa, uno studio enorme sui tessuti urbani di Cagliari, fatto in accordo con il professore del laboratorio, 50 pagine di lavoro più 4 tavole in A2 (e 27 euro...), e il giorno dell'esame il professore del laboratorio non c'è. O meglio, se ne va dopo i primi 5, alla fine dell'esame di quello subito prima di me. E lì, come dire, dovevo capire che la sfiga era dietro l'angolo.
Ma io ero comunque tranquilla, perché ero convinta di aver fatto un buon lavoro, e comunque tutta la parte teorica, sia storica che applicativa, l'avevo studiata.
Da quel momento in poi, gli esami li avrebbe fatti l'anziano docente titolare del corso, quello che di solito tiene le lezioni teoriche a laboratori riuniti, e che è impossibile che a lezione ti veda in mezzo ad una folla, per capire che faccia hai.
Vabbé, mi siedo, e mi chiede dell'esecitazione: come è impostata, cosa ho fatto, che conclusioni ne ho tratto, un po' di notizie storiche della città e sue evoluzioni... 40 minuti di chiacchierata ininterrotta sul territorio cagliaritano. Qua e là qualche riflessione generica su aspetti tipo la densità dei tessuti urbani o sulla riqualificazione ambientale. Quando l'assistente del professore del laboratorio stava per farmi una domanda, il professore chiude l'esame facendomi alzare. Al che, ho pensato, vuol dire che è andato bene.

Attesa di mezz'ora, mentre interroga altri malcapitati come me. Poi mi fa: 25. E io, che proprio non me l'aspettavo, gli chiedo una spiegazione. Risposta: dovevi studiare di più, ma tanto è inutile, prenditi il 25 e considera che hai un esame in meno da dare. E inizia a compilare verbale e statino.

Non è tanto per il 25, che poi non so nemmeno se è così pessimo, è per la risposta stupida e ottusa alla mia richiesta di spiegazione, per come la vedo io, una totale mancanza di rispetto (cosa vuol dire è inutile? sono percaso stupida? e poi... un esame in meno da dare.... ma sarò io a dover decidere se mi va bene o meno!!!)
E, ovvio, con una risposta del genere, non puoi nemmeno provare a rifiutare: capace che la volta dopo ti metta ancora meno.

Forse non andava bene qualcosa sull'esercitazione o nell'esposizione? bastava forse fare domande, INTERROGARE, e non lasciar parlare a braccio, se poi le cose che si volevano sentire erano altre.
Forse era scocciato che quelli prima di me, alle sue domande non hanno risposto, e quindi ha pensato che era inutile farle, dando per scontato che la sua parte di programma nessuno di noi la conoscesse. 
Però l'elaborato dell'esercitazione lo ha tenuto, con la scusa di farlo vedere al professore del laboratorio.
O forse mi ha visto grande rispetto ai colleghi e ha pensato che stavo lì a regalare soldi alla facoltà da chissà quanti anni.

E così, nonostante la rabbia, ho il secondo esame sullo statino. Ogni tanto mi cade lo sguardo sul voto e mi ricominciano a girare le balle, ma poi penso che persone del genere, anche se in qualche modo sferzano colpi bassi all'autostima altrui, sono solo "incidenti di percorso" su una strada che io so essere quella giusta. Non mi interessa l'opinione degli altri, nemmeno se di un anziano professore. Se pensa che io sia una "scaldabanchi" (perché non legge questo blog ^_^ ), non me ne faccio un problema.

D'altronde, come dice Manu, non è che se camminando acciacchi una cacca, ti fermi e torni indietro. Continui a camminare al massimo strofinando la suola sull'erba. Fermarsi e tornare indietro sarebbe un'errore, perché la merda resta sempre là. Meglio farsene una ragione e tirare dritto per la propria strada.



E poi comunque il mio mantra è LA LAURA IL PRIMA POSSIBILE LA LAUREA IL PRIMA POSSIBILE LA LAURA IL PRIMA POSSIBILE LA LAUREA IL PRIMA POSSIBILE....... quindi animo! e sotto con le tavole di Progettazione.

PS
Qualcuno ha detto che "per ogni 25 rifiutato, c'è un 25 appioppato". Appena ribecco 'sto "nostradamus de noaltri", lo rivolto a pappine.

PPS
Sarà stato mica il sogno di stanotte, dove davo l'esame con un sostituto del mio professore e prendevo 25 (perché mica si possono rifiutare due 25 di seguito...) a portare sfiga???

mercoledì 22 febbraio 2012

Cose che fai anche se avevi promesso di non farle mai

.... tipo rifiutare un voto.

Ieri ho dato l'esame di Progettazione. Quello dell'asilo, per intenderci. Quello che tanto mi ha fatto preoccupare all'inizio del semestre, le mie notti insonni, la mia psicologia spiccia, il mio scarso allenamento a comporre (e la ruggine di 10 anni senza progettare, se si esclude casa mia e la cuccia dei gatti), la mia incapacità di lasciar trasparire dal progetto la mia personalità.

Insomma, alla fine questo asilo è venuto fuori, mi piace, e sono orgogliosa che sia un progetto originale, una cosa diversa rispetto a quelle dei colleghi, e che infondo è coerente con quello che volevo esprimere: la coesistenza armonica tra regola e trasgressione. Che per la psicologia spiccia è esattamente quello che sono io (o che credo di essere ^_^ )
Ho fatto quattro giorni di "chiusa", da sabato, e per due notti non ho nemmeno dormito, ma alla fine volevo dare quest'esame al primo appello, per due ragioni: la prima, che volevo "levarmelo dai piedi" il prima possibile, e lasciare l'ultima settimana per preparare urbanistica, e la seconda, perché se qualcosa fosse andato storto, avevo il secondo appello a disposizione, senza dover rimandare a giugno.
E allora, dopo una nottata sveglia a finire le tavole, con Autocad che si bloccava ogni mezz'ora (e conseguente ripasso di tutte le parolacce censite nella lingua italiana), a litigare con gli spessori delle penne, a sistemare le ultime cose che non andavano, e poi, alle cinque del mattino, iniziare a fare il plastico... alla fine, quando era già alba da un pezzo, drogata di caffè, sono andata in facoltà a dare questo benedetto esame. Che più che ad un esame di progettazione, mi sembrava di stare davanti al tribunale dell'inquisizione aspettando di sapere di che morte si deve morire. Anzi, nemmeno davanti, perché l'esame consiste nel consegnare gli elaborati e uscire dalla stanza, in attesa di essere richiamati per il verdetto finale. Così, dice il prof., impariamo a far parlare i progetti, impariamo che i buoni progetti devono sapersi raccontare da soli, senza bisogno delle spiegazioni del progettista.
- cosa che comunque ha una certa logica, e mi trova d'accordo, se non altro perché si evita l'effetto stridente che hanno le parole quando si cerca di dare una spiegazione pseudologica alle cazzate-

In ogni caso, sono arrivata in aula -ovviamente in ritardo- ho poggiato i  miei disegni sui tavoli, ho messo in bella mostra il plastico, e me ne sono uscita a farmi un cappuccino con doppio caffè, nell'attesa del risultato dell'esame.
Il prof e il suo fidato entourage si son presi un'ora buona per visionare, analizzare  giudicare i quattro progetti che c'erano... quando ci hanno richiamati in aula ho subito riguardato le mie tavole, e tra me e me ho pensato "ammazza quanto sono brutte!" e quindi, quando il professore ha detto che c'erano degli errori e che quindi non poteva darmi più di 25, io non mi sono minimamente scomposta: me lo aspettavo, anzi, mi aspettavo peggio. E quando mi ha detto che per lui potevo non prendermi quel voto, ma sistemare le cose e tornare al secondo appello, gli ho detto subito che il 25 non lo avrei accettato.

E pazienza se quando ho deciso di riprendere a studiare avevo promesso a me stessa e a tutti che, in onore del tempo breve che mi sono concessa per la laurea, non avrei mai rifiutato nessun voto.

Le parole dell'architetto Sancineto sono state fondamentali. Il progetto vale molto di più del 25 preso, e vale la pena sistemare le cose poche cose sbagliate o imprecise, per prendere un voto migliore.

okay... si vede un sacco che è fatto di notte.... lo devo rifare, secondo voi?


Anche se ciò vuol dire perdere altre notti di sonno per cercare di dare comunque Urbanistica, e fare tutte le cose in modo preciso e meticoloso per non lasciare che il professore possa appigliarsi a delle sbavature, e non darmi il voto che sento di meritare, e che mi hanno fatto capire che merito.

E quindi continuerò ancora per una settimana a "rompere le scatole" a Davide, l'assistente più giovane, che si merita non solo tutti i caffè promessi, ma pure la cena, per tutta la disponibilità, la gentilezza e la pazienza che ha, non solo con me, ma anche con tutti gli altri colleghi.
Romperò le scatole anche a Manuela, architetto fabbricatrice di orecchini portafortuna, che mi aiuterà con Autocad e i maledetti pennini, e a mio marito, che ormai non mi sente parlare d'altro da settimane.
Volevo rompere le scatole anche all'architetto Sancineto, mandandogli i disegni via mail, per avere un'opinione prima della stampa finale, ma (per sua fortuna) questa settimana è dall'altra parte del pianeta per lavoro, e non avrà tempo di leggere le mail.

E menomale che non ho promesso mai a nessuno di non rompere le scatole.

sabato 18 febbraio 2012

Il primo esame

E finalmente è arrivato.
Non come avevo preventivato (non sono mai stata troppo brava ad organizzarmi) e non quello che volevo dare per primo, ma è arrivato.

IL PRIMO ESAME, l'esame di Fisica Tecnica.

E credetemi, dare il primo esame di una avventura un po' "sui generis" come la mia, di venerdì 17, non è che mettesse tutta questa tranquillità addosso. Sapete com'è, non è vero ma ci credo. In più, mica c'ho pensato... e ho messo un maglione viola. Addio riti scaramantici, o forse il mio inconscio mi ha suggerito di stuzzicare la fortuna deridendola, un po' come i maccheroni che provocano l'Albertone nazionale.
Però gli orecchini di Manu, quelli si, erano un amuleto.

Certo, ci sarebbe da considerare che la fortuna c'entra poco in un esame universitario, e che forse la preparazione è la cosa che conta di più, ma ogni vero studente sa che la componente "lato B" è quella cosa che fa di una preparazione normale un esame eccellente, o un "è meglio se ritorna al prossimo appello". E più di tutti la fortuna è quella cosa che fa si che se la notte prima vai a dormire (alle 4) dimenticandoti di mettere la sveglia, alle sette uno sconosciuto fa suonare il tuo cellulare sbagliando numero, salvandoti provvidenzialmente dal "lisciare" l'appello. Ed è anche quella cosa che fa si che il mio alimentatore faccia accendere il computer del mio collega che sembrava defunto.
E' sempre quella cosa che fa si che il marito sia sveglio alle due del mattino e il tuo AutoCAD non me vuole sapere di aprire il file del collega, quando serve assolutamente estrarne il pdf, mentre il suo lo fa in un lampo, in diretta Skype, e che ci si accorga che le tavole d'esame sono stampate male (maledetti layer congelati), e non si leggono le tabelle, quando sei già in aula, ma hai il tempo di andare a farle ristampare.
La fortuna è quella cosa che fa si che ti trovi tra i primi della lista per l'esame, messa da non si sa chi, quando se ti fossi iscritta da sola (all'ora che sei arrivata in facoltà, dopo il traffico infernale sulla Colombo, e le stampe... quindi tardi, molto tardi) saresti stata praticamente ancora lì, tu, i tuoi colleghi, il prof. e la cena. E' quella cosa che fa si che il verbale dell'esame col tuo nome si scovi dopo affannose ricerche in segreteria, permettendoti di registrare l'esame, ed è quello che ti permette di riuscire anche fare anche l'ultima revisione per l'esame successivo.

Ed è anche, forse, quella cosa che ti fa prendere il primo 30 della nuova avventura.



PS
per Gabri: SABOTATOOOOOORIIIIIII!!!!!!!!!! :)))))

PPS
Poco fa ho saputo che mentre io davo il mio primo esame, un amico dava l'ultimo prima della Laurea. A volte le coincidenze portano fortuna, in barba al venerdì 17