mercoledì 22 febbraio 2012

Cose che fai anche se avevi promesso di non farle mai

.... tipo rifiutare un voto.

Ieri ho dato l'esame di Progettazione. Quello dell'asilo, per intenderci. Quello che tanto mi ha fatto preoccupare all'inizio del semestre, le mie notti insonni, la mia psicologia spiccia, il mio scarso allenamento a comporre (e la ruggine di 10 anni senza progettare, se si esclude casa mia e la cuccia dei gatti), la mia incapacità di lasciar trasparire dal progetto la mia personalità.

Insomma, alla fine questo asilo è venuto fuori, mi piace, e sono orgogliosa che sia un progetto originale, una cosa diversa rispetto a quelle dei colleghi, e che infondo è coerente con quello che volevo esprimere: la coesistenza armonica tra regola e trasgressione. Che per la psicologia spiccia è esattamente quello che sono io (o che credo di essere ^_^ )
Ho fatto quattro giorni di "chiusa", da sabato, e per due notti non ho nemmeno dormito, ma alla fine volevo dare quest'esame al primo appello, per due ragioni: la prima, che volevo "levarmelo dai piedi" il prima possibile, e lasciare l'ultima settimana per preparare urbanistica, e la seconda, perché se qualcosa fosse andato storto, avevo il secondo appello a disposizione, senza dover rimandare a giugno.
E allora, dopo una nottata sveglia a finire le tavole, con Autocad che si bloccava ogni mezz'ora (e conseguente ripasso di tutte le parolacce censite nella lingua italiana), a litigare con gli spessori delle penne, a sistemare le ultime cose che non andavano, e poi, alle cinque del mattino, iniziare a fare il plastico... alla fine, quando era già alba da un pezzo, drogata di caffè, sono andata in facoltà a dare questo benedetto esame. Che più che ad un esame di progettazione, mi sembrava di stare davanti al tribunale dell'inquisizione aspettando di sapere di che morte si deve morire. Anzi, nemmeno davanti, perché l'esame consiste nel consegnare gli elaborati e uscire dalla stanza, in attesa di essere richiamati per il verdetto finale. Così, dice il prof., impariamo a far parlare i progetti, impariamo che i buoni progetti devono sapersi raccontare da soli, senza bisogno delle spiegazioni del progettista.
- cosa che comunque ha una certa logica, e mi trova d'accordo, se non altro perché si evita l'effetto stridente che hanno le parole quando si cerca di dare una spiegazione pseudologica alle cazzate-

In ogni caso, sono arrivata in aula -ovviamente in ritardo- ho poggiato i  miei disegni sui tavoli, ho messo in bella mostra il plastico, e me ne sono uscita a farmi un cappuccino con doppio caffè, nell'attesa del risultato dell'esame.
Il prof e il suo fidato entourage si son presi un'ora buona per visionare, analizzare  giudicare i quattro progetti che c'erano... quando ci hanno richiamati in aula ho subito riguardato le mie tavole, e tra me e me ho pensato "ammazza quanto sono brutte!" e quindi, quando il professore ha detto che c'erano degli errori e che quindi non poteva darmi più di 25, io non mi sono minimamente scomposta: me lo aspettavo, anzi, mi aspettavo peggio. E quando mi ha detto che per lui potevo non prendermi quel voto, ma sistemare le cose e tornare al secondo appello, gli ho detto subito che il 25 non lo avrei accettato.

E pazienza se quando ho deciso di riprendere a studiare avevo promesso a me stessa e a tutti che, in onore del tempo breve che mi sono concessa per la laurea, non avrei mai rifiutato nessun voto.

Le parole dell'architetto Sancineto sono state fondamentali. Il progetto vale molto di più del 25 preso, e vale la pena sistemare le cose poche cose sbagliate o imprecise, per prendere un voto migliore.

okay... si vede un sacco che è fatto di notte.... lo devo rifare, secondo voi?


Anche se ciò vuol dire perdere altre notti di sonno per cercare di dare comunque Urbanistica, e fare tutte le cose in modo preciso e meticoloso per non lasciare che il professore possa appigliarsi a delle sbavature, e non darmi il voto che sento di meritare, e che mi hanno fatto capire che merito.

E quindi continuerò ancora per una settimana a "rompere le scatole" a Davide, l'assistente più giovane, che si merita non solo tutti i caffè promessi, ma pure la cena, per tutta la disponibilità, la gentilezza e la pazienza che ha, non solo con me, ma anche con tutti gli altri colleghi.
Romperò le scatole anche a Manuela, architetto fabbricatrice di orecchini portafortuna, che mi aiuterà con Autocad e i maledetti pennini, e a mio marito, che ormai non mi sente parlare d'altro da settimane.
Volevo rompere le scatole anche all'architetto Sancineto, mandandogli i disegni via mail, per avere un'opinione prima della stampa finale, ma (per sua fortuna) questa settimana è dall'altra parte del pianeta per lavoro, e non avrà tempo di leggere le mail.

E menomale che non ho promesso mai a nessuno di non rompere le scatole.

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